Lo sapevi che il lavoratore padre non può essere licenziato fino al compimento di un anno di età del bambino?
E sapevi che occorre la convalida delle dimissioni fino ai tre anni?
Sei sicuro che per interrompere un contratto di lavoro con un lavoratore subordinato a tempo indeterminato basta comunicare le motivazioni e far godere il relativo preavviso? Lo sapevi che se il lavoratore è anche padre da meno di un anno è vietato il licenziamento? Si può dimettere senza preavviso? E se padre di figli che hanno fino a tre anni di età è obbligatoria la convalida delle dimissioni da parte dell’Ispettorato del lavoro?
Negli ultimi tempi i vari governi stanno cercando di tutelare sempre in misura maggiore con vecchi e nuovi strumenti le famiglie, in particolare le tutele nei confronti dei lavoratori dipendenti genitori.
Di recente per esempio c’è stata una vera rivoluzione nella sostituzione degli assegni famigliari e detrazioni fiscali per i figli fino a 21 anni con l’Assegno Unico.
Un tempo si poneva attenzione solo alle madri lavoratrici e al diritto della maternità, allattamento ecc.
Da diversi anni l’attenzione è stata posta anche nei confronti del lavoratore padre ed infatti è stato previsto un periodo di congedo obbligatorio del padre inizialmente di cinque giorni, oggi di dieci giorni, ma lo approfondiamo più avanti.
Nello svolgimento della mia professione di consulente del lavoro ho potuto constatare che questo argomento è pressocchè sconosciuto o sottovalutato da parte dei datori di lavoro e pertanto ho ritenuto importante scrivere un articolo per conoscere meglio i diritti di un lavoratore padre e le conseguenze che ne possono derivare nella gestione del rapporto di lavoro soprattutto quando ci troviamo di fronte alla risoluzione di un contratto, con detti lavoratori, sia a causa di un licenziamento che di dimissioni se non si osservano determinate regole.
Quali sono questi diritti?
Il lavoratore padre ha diritto al congedo di paternità obbligatorio, che può essere goduto dai 2 mesi precedenti alla data presunta del parto ed entro i 5 mesi successivi alla nascita, astenendosi dal lavoro per un periodo di 10 giorni lavorativi anche non continuativi, che non sono frazionabili ad ora e che possono aumentare a 20 giorni lavoratovi in caso di parto gemellare. La richiesta per usufruire del congedo è effettuata al proprio datore di lavoro con congruo preavviso, in genere non inferiore a cinque giorni dal suo godimento. Nessuna richiesta va’ effettuata all’INPS a differenza della maternità obbligatoria. I gironi di congedo sono a carico dell’INPS e sono erogati in busta paga.
Di seguito proponiamo fac simile:

Ulteriore congedo alternativo, può essere usufruito dal padre in situazioni particolarmente gravi, come la morte e la grave infermità della madre, l’abbandono o affidamento esclusivo al padre, equiparabile alla maternità obbligatoria dei cinque mesi, che normalmente usufruisce la madre.
Infine il lavoratore padre può usufruire di congedi parentali, che invece sono facoltativi possono essere richiesti alternativamente da entrambi i genitori; si tratta di poter richiedere di un periodo di 10 mesi di astensione dal lavoro da ripartire tra i due
genitori e da fruire nei primi 12 anni di vita del bambino, ed ovviamente sono richiesti solo dopo aver usufruito dei periodi della maternità o paternità obbligatoria
Ora ti chiederai ma cosa c’entrano i diritti del lavoratore padre con il licenziamento e le dimissioni?
C’entrano eccome, perché dall’aggiornamento della normativa delle tutele di maternità e paternità scaturiscono dei divieti specifici dettati appunto dalla legge, in particolare dagli artt.54 e 55 del Dlgs. 151/2001 che regola tutte le norme relative.
Fino ad un anno di vita del bambino è disposto il divieto di licenziamento rendendolo nullo, a prescindere se il lavoratore ha usufruito dell’intero periodo di congedo obbligatorio o anche solo di un giorno.
Fino a tre anni di vita del bambino, il lavoratore padre, come per la madre, che volesse dimettersi deve richiedere la convalida delle proprie dimissioni all’Ispettorato del Lavoro affinché le stesse siano valide.
Attenzione! Se le dimissioni sono richieste entro il primo anno di vita del bambino il lavoratore, previa richiesta di convalida, il lavoratore non è tenuto a dare il preavviso al proprio datore di lavoro ed ha diritto alla NASPI, se ha usufruito del congedo obbligatorio di paternità.
In quest’ultimo caso, il datore di lavoro deve anche versare il cosiddetto TICKET DI LICENZIAMENTO anche se si tratta di dimissioni, proprio perché la normativa prevede la possibilità di usufruire della naspi da parte del lavoratore.
Mi sembra ovvio quindi che conoscere la situazione famigliare del lavatore è importante per poter gestire al meglio i rapporti con i lavoratori, per cui anche se non obbligatorio, consiglio di richiedere sempre una autocertificazione dello stato di famiglia e poter monitorare al meglio le situazioni, o perlomeno quando si è in procinto di effettuare licenziamenti o si ricevono le dimissioni.
Ti piace l’idea di farti affiancare da professionisti specializzati nel mondo fiscale e legale, sapendo già in anticipo che i costi per affidarsi a noi sono più bassi della tua immaginazione?
Un solo consulente, per quanto bravo, non può far fronte a tutte le esigenze di un’impresa nei giorni nostri e di un imprenditore ambizioso, ne può intercettare tutte le opportunità che possono produrre valore per l’imprenditore e l’impresa stessa.
Per questo Nasce Distriko® – Scioglie i nodi del tuo business!