No ma non c’è proprio un capo perché qui siamo amici di vecchia data e tutti fanno tutto…
Sapevi che una delle cause di naufragio nel mondo delle “start-up”, è dato dalla totale assenza di un accordo di partnership tra i soci e collaboratori della nuova avventura?
Senza un accordo accurato e preciso, ciò che si manifesta è una situazione di disorganizzazione cronica e mancanza di capacità di risposta al minuto mantenimento, oltre che all’impossibilità di rispondere alle richieste del mercato.
Proviamo ad esemplificare con l’esperienza vissuta per meglio comprendere questo tipo di criticità.
La situazione tipo nel mondo delle nuove iniziative d’impresa, vede dei potenziali imprenditori che hanno intravisto una possibilità di successo relativamente ad una possibile apertura di mercato, di solito legata ad una o più competenze già espresse dai singoli potenziali imprenditori.
In pratica, professionisti di un settore, decidono di avventurarsi in una impresa commerciale, partendo dal presupposto di conoscere la materia oggetto di quel mercato. Il passo successivo è cercare nel gruppo dei pari, dei potenziali soci e collaboratori, per creare una nuova azienda su misura delle proprie necessità.
Il cosiddetto gruppo dei pari, rappresenta le conoscenze a portata di mano di ogni individuo, un gruppo solitamente composto da amici, parenti e collaboratori.
Se il promotore dell’impresa nuova, non è già un imprenditore, ecco che qui andiamo a incontrare il primo scoglio su cui, di fatto, molte iniziative naufragano miseramente.
Molto spesso, quando vengo coinvolto in consulenze per l’assistenza di una “start-up”, fra le prime cose che chiedo di visionare, c’è l’organigramma o almeno il funzionigramma. Questo è il potenziale inizio di un vortice di problemi da risolvere.
Il ritornello disfunzionale più utilizzato, alla domanda ridotta ai minimi termini su “chi comanda chi”, è il seguente: “No ma non c’è proprio un capo perché qui siamo amici di vecchia data e tutti fanno tutto…”
A questo punto, dopo un lungo, profondo e silenzioso respiro, di solito inizio a spiegare che su questi presupposti stanno componendo la ricetta del fallimento.
Per meglio comprendere le motivazioni alla base di questa importante affermazione occorre domandarsi che cosa sia un’azienda. Un’azienda, ai minimi termini è un gruppo di lavoro. Quindi che cos’è un gruppo di lavoro? Un gruppo di lavoro è un insieme di individui che interagiscono tra loro nella consapevolezza di dipendere l’uno dall’altro e di condividere una visione di obiettivi da raggiungere attraverso lo svolgimento di compiti precisi. All’interno del gruppo ognuno svolge un ruolo specifico e riconosciuto, sotto la guida di un leader designato.
L’accordo di partnership riguarda proprio questa parte: per costruire un gruppo di lavoro efficace, è necessario discutere, chiarire, concordare e recepire tra i vari partecipanti, tutti gli elementi fondamentali per strutturare le azioni delle persone nell’avventura imprenditoriale. Mi riferisco per esempio allo stabilire ruoli e responsabilità, definire e mantenere l’obiettivo dell’impresa, tracciare i limiti e i “confini” di ogni singola responsabilità, dichiarare e armonizzare le aspettative dei singoli nonché i timori personali connessi all’avventurarsi nel nuovo progetto.
Una volta compresa l’importanza dell’organizzazione, solitamente si delineano degli scenari: il primo suona come “ok abbiamo capito, organizziamoci”.
Oppure “si ho capito, ma noi non possiamo permetterci una simile organizzazione così complicata, in fondo siamo solo due soci e quindi è per forza che tutti devono fare un po’ tutto…. sai, tu sei abituato alle grandi aziende noi dobbiamo ancora partire, non complichiamo le cose…”.
Premesso che la maggior parte delle start up sono di dimensioni piccole, è vero, ho esperienza con le multinazionali, ma resta un fatto: queste persone che non vogliono “complicare le cose”, le ritroverò dopo alcuni mesi, quando per mancanza di organizzazione cercheranno una boa di salvataggio e richiederanno assistenza. A questo punto però, la loro necessità sarà cambiata, non più consulenza per avvio di una nuova iniziativa, ma consulenza per la crisi d’impresa, un bel salto di qualità direi.
In definitiva, l’accordo di partnership è l’elemento imprescindibile per iniziare qualunque nuova iniziativa imprenditoriale e necessita del giusto tempo per essere messo appunto.
In fin dei conti è come per il boscaiolo che può scegliere se gettarsi velocemente sugli alberi con la scure in dotazione, scoprendo che il filo della lama non è adatto solo dopo avere sprecato energia e tempo nel vano tentativo di abbattere un tronco, oppure lo stesso boscaiolo può impiegare del tempo per affilare la lama della scure e poi recuperare il tempo speso, procedendo senza intoppi nel suo lavoro.
La scelta è personale, possiamo scegliere di “provarci” e affidarci alla fortuna per vedere come va, oppure possiamo scegliere di strutturare un progetto che tanto più è definito, tanto più risulterà veloce una volta avviato.
Le criticità sono al solito due. La prima riguarda la competenza specifica nella creazione e gestione di progetti articolati, la seconda il superamento dello scoglio mentale che si può incontrare quando occorre stabilire ruoli e responsabilità per poi mantenere fede a quanto deciso.
Questi due aspetti necessitano differenti competenze per essere affrontati. Serve un lavoro di concerto fra professionisti dedicati alle materie in oggetto.
Questa è la strategia di Distriko®.
Un solo consulente, per quanto bravo, non può far fronte a tutte le esigenze di un’impresa dei giorni nostri e di un imprenditore ambizioso, ne può intercettare tutte le opportunità che possono produrre valore per l’imprenditore e l’impresa stessa.
Se sei alle prese con l’avvio della tua start-up,
Valuteremo insieme quali sono le aree critiche del tuo progetto al fine di limare la scure e permetterti procedere spedito nel raggiungimento dei tuoi obiettivi.